NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











Schiavi di una passione

 

Tratto da sportpeople.net

 

Ci sono tante cose che mi danno fastidio, ma in questi giorni, due in particolare: gli slogan contro i tesserati – tipo: “Ultras tesserato servo dello Stato” – e quelli contro il ministro Maroni.
Sono come il “Piove? Governo ladro”; perché non sono concetti trasformati in slogan, ma banalità. Banalità dietro le quali nascondere la verità, grande e complicata, ma soprattutto: scomoda. Nessuna difesa di Maroni, nessuna difesa della Tessera del tifoso (e di chi l‟ha sottoscritta); semplicemente: smitizzarnele figure, per evitare di fissare un dito, e non tutto quello v‟è dietro. Ormai, dinnanzi ad ogni azione repressiva, c‟è la tendenza ad inveire contro l‟attuale ministro, come se fosse lui l‟artefice del provvedimento o della legge/norma/direttiva che lo regola. Magari fosse così, magari il problema fosse esclusivamente una singola persona, e non un intero sistema, organicamente composto da migliaia di persone che rappresentano tanti poteri, di settori diversi. Ogni Ministro (relativamente al settore stadio-tifo), di ogni Governo, di ogni schieramento, in ogni Legislatura (a partire dagli anni ‟80), ha favorito o prodotto repressione e speculazione. Oggi si parla di Maroni come se fosse l‟Alfa e l‟Omega; ma negli stessi termini, anni addietro, si parlava di Amato e della Melandri; e prima di Pisanu; e prima ancora di tanti altri. Personalmente ricordo ancora negli anni „80 quando Giorgio Napolitano (ai tempi parlamentare)attaccava gli ultras invocando la repressione. Basti pensare che la legge sulla diffida (poi “perfezionata” nel 2001) è addirittura del 1989 (risaliamo ai tempi di De Mita e di Andreotti, e a quei tempi Roberto Maroni non era neppure nella Lega). L‟Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive è stato istituito nel 1995, durante il governo Dini. Senza contare che queste iniziative, come molte altre, hanno consenso assolutamente bipartisan. Un esempio su tutti: il ddl...“Amato” (tra i primi firmatari ricordo anche Mastella e Prodi), che nella prima fase conteneva addirittura disposizioni contro i simboli dei gruppi ultras, fu votato al Senato senza ricevere neppure un voto contrario. I fatti ci dicono che cambiano le persone, i ministri, i governi, i partiti, ma non le politiche. Quelle sono immutabili. Non è quindi un problema di persone, ma di sistema. Di un sistema finalizzato a servire interessi che non sono i nostri. Dopo Maroni (e intendo quando lascerà la carica che ricopre attualmente) non ci sarà nessuna rivoluzione, come non ci sarà nessuna rivoluzione se cambieranno altre cariche di Governo, o se cambierà lo stesso Governo. Chi si illude del contrario, fa proprio il gioco del sistema: che usa il paravento delle istituzioni per fare i propri interessi, e ne utilizza gli uomini come capri espiatori. Se si vuole colpire il sistema, si critichino e si boicottino gli interessi che sono la sua genesi. Relativamente al mondo del calcio: le società. Chi non è capace di farlo, e preferisce credere ad una favola, è già servo, sia che abbia, sia che non abbia, la Tessera del tifoso. E non è servo dello “Stato” (che potremmo intendere come un insieme di istituzioni che rappresentano il popolonazione), ma di banche, società per azioni e imprenditori, i cui interessi, ogni giorno, non fanno più grande il Paese. Ma lo fottono.
Tanti ultras invece, tanto per fare due esempi, parlano di come le società avrebbero “subito” la Tessera del tifoso, fino addirittura a come si sarebbero “lamentate” per le partite alle 12.30.
Effettivamente le SpA del calcio, talvolta, hanno la faccia tosta di criticare, davanti ai tifosi, politiche che hanno voluto, promosso o deciso, e di cui beneficiano. Un po’ come se la Confindustria sostenesse di aver “subito” dal Governo politiche che tagliano diritti e salari ai lavoratori dipendenti. A molti sfugge il principio che in questo sistema non è il potere economico che dipende da quello politico, ma viceversa. Chissà, forse anche quando il loro Parlamento privatizzerà gli stadi...regalandoglieli tutti, insieme ad un pacco di nostri soldi, per costruire tutto quello che gli pare e piace, dove gli pare e piace, si “lamenteranno” d’essere stati costretti da una birba di ministro. E chissà, forse tanti ultras diranno che hanno ragione…Ognuno si assuma le proprie responsabilità, senza ipocrisie. Chi – tesserato o non tesserato - non è capace di attaccare la propria società, perché preferisce credere alla barzelletta che questa è estranea alle politiche di repressione e speculazione, o perché vi è troppo legato per permettersi di farlo, o perché non vuole rinunciare ad un suo caro passatempo: la smetta, solo, di fingere di lottare. La resa ha un solo nome: resa. Meglio nessuna lotta, di una finta lotta. Chi crede veramente che ultras è soprattutto aggregazione e amicizia, saprà resistere anche senza stadio. Ad oltranza. Altrimenti amen, se tutto deve finire, finisca, senza compromessi. Ma basta dargli soldi, basta dargli presenza, basta dargli tifo, basta immolarsi alla loro repressione, basta sottostare ai loro orari e ai loro divieti, basta sottomettersi alle loro regole e le loro imposizioni. Su questa strada non c’è libertà, e senza libertà ci si trasforma in burattini. Per rimanere sé stessi bisogna dire basta, e non accettare compromessi all’infinito per entrare in una curva.
Ci vogliono le palle per mollarli. Dite che voi entrate per lottare? Allora: con o senza Tessera (ormai anche per il biglietto ci vuole il benestare della questura – non fate finta di niente!), contestate le società (poi anche il Ministro, le banche e l’Osservatorio, magari), dall’inizio alla fine. Tutto il resto sono scuse, di chi è schiavo, innanzitutto, della propria passione.