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DAVIDE LIBERO











Calcio, neo-calcio e contro calcio

 

Come due compagini contendenti sul campo, ma senza punti di contatto: gli uni contro gli altri. In mezzo la critica, come arbitro, a vigilare sulla regolarità della contesa. Da un lato il “World Football Show”, cinque giorni di neo-calcio esibito alla Fiera di Milano-Rho, kermesse (finita lunedì) per esteti à la page e stand di merchandising. Dall’altro il nostalgismo per un calcio romantico, sparito ma non dall’immaginario collettivo, rimpianto da tifosi consapevoli di vivere nel limbo di un’era crepuscolare.
Lo scontro è tra calcio e neo-calcio, tra football tradizionale e pallone industria. L’esito sta negli spalti semi-vuoti: a Reggio Calabria una curva chiusa e coperta da un telone pubblicitario, nella tribuna centrale di Trieste tifosi finti (con finte bandiere!) disegnati sugli striscioni, mentre la Lazio ha fatto recruitment con abbonamenti (under 14) ad 1 euro. Sulle gradinate non c’è ricambio generazionale e i fedeli più affezionati smarriscono riferimenti e senso d’appartenenza, se è vero che l’ultimo derby della capitale (teletrasmesso nel mondo in 150 paesi) ha mostrato un Olimpico desolatamente spoglio. Come non mai.

STAMPA E TV
Se n’è accorta ‘Striscia la notizia’, evidenziando crisi d’identità e falle del Sistema Italia, prigioniero di labirinti burocratici di dubbia genitura calciofila: “La Tessera del Tifoso è modello carta prepagata - afferma Cristiano Militello, autore di tre inchieste mirate per il Tg satirico di Canale 5 - spacciata per panacea della violenza negli stadi, in realtà pare essere una vasta operazione commerciale”, anche se è ignoto l’indotto dei primi quattro mesi di fidelity card, perché (a differenza della stima plurimilionaria introitata da emittenti e circuiti di credito delle ricaricabili) non si conosce il numero dei Menù del Tifoso sinora venduti da Autogrill SpA o quanti viaggiatori siano saliti sui vagoni scontati di Trenitalia (molti club arrancano persino nell’offrire un programma loyalty e una gamma di prodotti brandizzati). Fulvio Bianchi sul sito di “Repubblica.it” dice la sua: “Sinora la tessera non ha dato i risultati sperati. Ma al Viminale sono soddisfatti perché non ci sono più incidenti. Così, pensano all’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. Certo, se in trasferta non ci va più nessuno, il problema è risolto.” In realtà, seppur diminuiti, non si arrestano nemmeno gli incidenti (supporters viola feriti da bombe carta nel settore tesserati in Juve-Fiorentina), ma per le scelte su quali trasferte vietare e autorizzare, ha scritto Alberto Costa sul ‘Corriere della Sera’: “il CASMS, composto da pezzi grossi in rappresentanza di tutte le componenti dell’ordine pubblico, non ne azzecca più una e fa di tutto per farsi prendere in castagna”. Già, il CASMS le combina davvero grosse, perché le ultime interdizioni (Parma-Samp, Lazio-Inter, Brescia-Milan, Pisa-Viareggio) hanno colpito gare con rischio sicurezza praticamente nullo e tifoserie storicamente amiche, all’opposto del discusso lasciapassare deliberato per Milan-Roma, posticipo ad alta apprensione in programma domenica sera nella bolgia di San Siro.

TRASFERTE LIBERE
La somma fa il totale e sul web si fa largo “Trasferte Libere”, iniziativa trasversale di tifosi delusi dalle strategie nazionali, una e-mail scritta al presidente UEFA: “Signor Platini, ancora una volta la avvisiamo di quanto sta accadendo in Italia allo sport che tanto amiamo. Deve sapere che i tifosi che hanno sottoscritto la ‘Tessera del Tifoso’ non sono soliti recarsi in trasferta e il risultato è che i settori ospiti degli stadi sono sempre vuoti, anche per partite non a rischio. Se paragona l’affluenza con le precedenti stagioni potrà facilmente vedere come gli stadi siano mezzi vuoti per i sistemi diabolici pensati per vendere i biglietti. Stiamo scrivendo questo per suggerire all’UEFA di monitorare con attenzione quanto accade negli stadi italiani.”

La denuncia è chiara ma l’interrogativo imbarazzante. Perché invocare l’intervento del governo europeo del calcio su faccende di casa nostra? Quali sono i referenti italiani ritenuti non più credibili? Sul banco degli imputati salgono professionalità manageriali digiune di storia del football e cultura del tifo, una nomenclatura tecnocratica incurante di bisogni, aspettative e necessità di milioni di appassionati di stampo antico. Manca un progetto condiviso per accrescere il tasso di cultura calcistica, per renderla saggia, colta e popolare. Perché non può esserci sempre un coprifuoco e ogni volta una questione di ordine pubblico. L’alternativa c’è, esiste e arriva oltre frontiera dal moderno sistema di governance studiato da Platini per i sodali europei (dal 2012-2013 licenze internazionali Champions ed Europa League solo ai club in dialogo col proprio pubblico). Per questo, dopo aver conosciuto la galassia di curve e tribune dello Stivale, la scorsa settimana Giorgio Sandri (papà di Gabbo) ha promosso un workshop alla Camera dei Deputati. Titolo dell’incontro? “Una nuova cultura per la vita e per lo sport”. Prima o poi bisognerà uscire dall’impasse proibizionista, invertendo agenda e mentalità pubblica, aprendo un tavolo di confronto anche nelle sedi istituzionali, per affermare a chiare lettere che (pure) l’Italia del calcio sta in Europa. Come il trattato di Maastricht, gli accordi di Schengen e la moneta unica. Appunto.