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Corruzione: l’altra faccia del calcio moderno

 

commenti all’ultima giornata di campionato hanno fatto la loro consueta apparizione sulle pagine dei quotidiani. Un evento inevitabile in un paese popolato da milioni e milioni di commissari tecnici. Quello che stupisce è lo scarso rilievo che si sta riservando alle notizie che evidenziano come la corruzione vada sempre più d’accordo con il mondo del pallone.
Una galassia molto particolare che è ormai attraversata da un terremoto di forte magnitudo. Scosse che ormai sono chiaramente percepite anche all’interno delle stanze della Fifa, il Governo del calcio mondiale. Dopo le denunce di alcuni delegati riguardo alla gestione della Federazione la situazione è ancora tesissima. Tanto che l’ex presidente della Corte di Cassazione tedesca, Guenter Hirsch, si è dimesso da membro della Commissione etica della Fifa denunciando che la federazione calcistica mondiale non vuole combattere davvero la corruzione. Nella lettera al presidente della commissione, Claudio Sulser, Hirsch ha lamentato che le modalità dell’assegnazione dei mondiali del 2018 e 2022 lo hanno convinto che “la Fifa non ha un vero interesse a eliminare, perseguire e prevenire le violazioni del suo codice etico”. Parole molto pesanti evidentemente destinate al numero uno della Federazione Joseph Blatter.
Ritenuto colpevole di aver preso sottogamba l’incalzante problema delle partite combinate e delle vere e proprie frodi sportive consumate a danno di tifosi ed appassionati. Fenomeni che ormai non sono più confinati nei campionati dilettantistici di Asia o Africa, molte sono infatti le indagini che stanno cercando di fare luce su alcune partite disputate in Europa. In un processo che si sta celebrando in Germania di fronte al tribunale di Bochum, un uomo accusato di essere a capo di un’organizzazione internazionale specializzata nel fissare anticipatamente il risultato delle partite ha confessato di aver consegnato ad un arbitro bosniaco quarantamila euro prima della gara Liechtenstein-Finlandia del settembre 2009.
Una somma che serviva per uno scopo ben preciso. Nel secondo tempo dovevano essere segnate due reti. La squadra di Vaduz segnò un gol senza nessun tipo di aiuto da parte della terna arbitrale; la nazionale finlandese ristabilì la parità trasformando un rigore dubbio concesso con troppa generosità dal fischietto slavo. Una rete che ha permesso di incassare migliaia di euro agli scommettitori coinvolti nella frode. Per il momento i campionati europei più importanti sono stati tenuti fuori da questa spinosa inchiesta. Non è però il momento di cantar vittoria. Giusto qualche giorno fa un ex giocatore della squadra tedesca del St. Pauli ha dichiarato di aver ricevuto centomila euro da parte di un gruppo di allibratori. Dal canto suo la compagine di Amburgo ha fatto sapere di non essere al corrente di alcuna combine consumata ai suoi danni e si è detta disposta a collaborare con la magistratura. La stessa collaborazione che si è affrettata a garantire la Uefa.
Un’offerta che giunge forse troppo tardi. A sottolineare la rilevanza del fenomeno basti pensare che anche il Dipartimento di Stato statunitense ha finito per occuparsi delle attività criminali che ruotano intorno ai campi di calcio. In un cablogramma diffuso da Wikileaks una diplomatica impiegata presso l’ambasciata di Sofia affronta il problema della corruzione nel campionato locale. “I club calcistici bulgari – si legge nel messaggio diffuso da Assange – sono direttamente o indirettamente controllati da organizzazioni criminali che li utilizzano per ottenere legittimazione, produrre facili profitti e riciclare denaro”.
Attività criminali che hanno finito per lasciarsi alle spalle una lunga scia di sangue. Gli ultimi tre presidenti del Lokomotiv Plovdiv sono infatti stati assassinati senza troppi complimenti. I proiettili e la corruzione non sono ancora riusciti a convincere i benpensanti nostrani che forse gli ultras non sono il vero problema del calcio moderno. Certi ritornelli assomigliano ormai ad un disco rotto. Se si vuole bene a questo gioco è bene accantonare la faziosità e rimboccarsi le maniche.