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Calcio, uno sport per ricchi

 

Tratto da www.calciopress.net

 

Tessera del tifoso, Osservatorio e Casms imperversano. Trasferte vietate. Partite a porte chiuse. Costi in crescita. Pubblico in calo. Interesse che scema. Il calcio rischia di diventare, da spettacolo popolare che era, uno sport per vecchi ricchi e per pantofolai. Bisognerebbe cambiare rotta. Riportare la gente negli stadi. Soprattutto i giovani, nelle cui mani è custodito il nostro futuro.
Il popolare scrittore inglese Nick Hornby, autore del libro cult Febbre a 90° (Fever Pitch, 1992) e grande tifoso dell’Arsenal, sostiene che il calcio moderno è ormai uno spettacolo riservato agli adulti. In Inghilterra, chi va allo stadio, ha oggi mediamente più di 43 anni. Niente di strano considerato che, quando Hornby era un ragazzo (è nato a Redhill nel 1957), il biglietto d’ingresso allo stadio costava all’incirca quanto quello della metropolitana.
Da profondo conoscitore del calcio e delle sue fenomenologie, Hornby si chiede dove i ragazzi riescano a trovare oggi tutti i soldi che occorrono per pagare i prezzi attuali. Come possono riuscire a seguire le tante partite che si giocano in una stagione? Impossibile pretendere che finiscano per innamorarsi di questo sport bellissimo, in un mondo che offre mille altri tipi di svaghi più a buon mercato. La passione per il calcio invecchia, mentre il futuro è (sarebbe) nelle mani dei giovani. Proprio quelli che restano (sono tenuti) fuori dagli stadi.
Tutto ciò è indicativo di un sistema che ha (forse) risolto il problema della violenza, ma che poi ha innalzato un altro muro davanti ai tifosi. Portare il costo del biglietto per assistere alla partita a quote insostenibili per i più, soprattutto in tempi nei quali la crisi erode a dismisura i bilanci delle famiglie, è stato un errore imperdonabile. Il risultato finale potrebbe essere, alla lunga, allontanare sempre più il pubblico dalla partecipazione attiva alla gara e spingerlo verso la poltrona facendo il gioco delle pay tv. Il vero cancro del sistema, grazie all’intrusione prodotta dal versamento dei diritti televisivi con i quali si sono comprati il prodotto.
Il fatto è che il calcio, evento popolare per definizione, sembra avviato a diventare uno sport per vecchi ricchi e per pseudotifosi in pantofole. Come si potranno a quel punto riconquistare i giovani, che sono l’ossigeno del mondo e dovrebbero assicurarne la crescita? Specie quando, come sempre più di frequente avviene in Italia per le (censurabili) decisioni di Osservatorio, Casms, Questure e Prefetture in ordine sparso, le trasferte sono interdette al pubblico ospite? Quando non si dispone di giocarle a porte chiuse salvo premunirsi di quella diavoleria, ignota in tutto il resto dell’Unione Europea, che è la Tessera del tifoso introdotta dal ministro dell’Interno Roberto Maroni?
La magia del football si potrebbe alla fine appannare, azzerata da spettacoli in bianco e nero ai quali manca l’elemento fondante del sistema, cioè i tifosi. Quelli che tengono in piedi un giocattolo che è anche un’azienda primaria nel debole tessuto economico italiano. Senza il ritorno al buon senso antico, condito da un po’ di fantasia e da un filo di follia, il calcio potrebbe non farcela a restare a galla.

 

Sergio Mutolo