NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

laboratoridirepressione

SPEZIALELIBERO

DAVIDE LIBERO











I VOSTRI ABUSI SEMPRE IMPUNITI (30/05/2011- 8°TORNEO ULTRAS "FRANCESCO PER SEMPRE")

 

Per il secondo anno consecutivo proponiamo all’interno del torneo questa serata dedicata alle vittime degli abusi di potere. Gli abusi di potere accadono in ogni parte del mondo anche nei paesi più civili del nostro, ovunque c’è un uomo che, abusando della sua autorità con ricatto e violenza, genera succubi e a volte purtroppo morti. La differenza tra un abuso commesso in un paese civile e un paese sottosviluppato culturalmente come l’Italia, e che nel primo caso c’è la certezza della pena e l’aggravante dell’abuso di potere, nel secondo invece l’abusare del proprio potere è al contrario una garanzia d’immunità. Il tutto è giustificato dalla repressione, è lo stesso sistema che reprime a garantire impunità a chi eccede oltre il potere assegnatogli. Non fu frase errata quella usata dagli Ultras contro la repressione sul finire degli anni novanta, “Oggi per gli Ultras domani in tutta la città”. La dilagante repressione usata oggi dallo Stato, e che semina morti come cerini sotto i codardi piedi di soggetti in divisa senza dignità, si è allenata per anni negli stadi e sulla pelle degli Ultras; svariate legislazioni speciali per anni si sono rincorse nel tentativo dell’annientamento più totale del nostro libero pensiero. Hanno giustificato il tutto con la violenza, ma in realtà è una bella scusa da imboccare al popolino la sera a cena durante il Tg e farli sobbalzare dalle loro sedie e dire: ”Sti delinquenti”, giustificando, attraverso la criminalizzazione mediatica un intero movimento, giustificando le loro legislazioni speciali. A loro della violenza non frega un cazzo, per loro ci potremmo pure ammazzare fra di noi l’unica cosa che gli interessa e che non rompiamo i coglioni ai loro affari, al loro calcio maledettamente moderno che non include la passione della gente ma i soldi dei clienti, ci vogliono seduti sulle poltrone silenziosi dove creiamo profitto e non diamo fastidio. A dimostrazione di ciò che diciamo ci sono le assurde disposizioni che queste legislazioni portano in dote, insomma vi poniamo delle domande: perché vietare uno striscione che non offende nessuno se il problema è la violenza? Perché impedire l’ingresso di un tamburo o un megafono se il problema è la violenza? La risposta è che il problema è la nostra improduttiva passione, il problema è la nostra mentalità che rifiuta questi gratuiti soprusi ed è capace di denunciarli. Questo è il loro problema.
Facendo un passo indietro abbiamo iniziato a parlare degli abusi di potere che spesso portano alla morte, e pensiamo ai tanti morti avvenuti negli stadi
per mano delle forze dell’ordine alcune delle quali non hanno avuto neanche il diritto di cronaca, altre attendono giustizia da ormai quasi 30 anni. Pensiamo allo sdegno mediatico che si è avuto intorno alla morte dell’ispettore Raciti (più che altro la giusta occasione per introdurre ulteriori divieti anti-ultras, e lo ripetiamo oggi come ieri in una circostanza che ancora tutt’oggi presenta indelebili ombre sul reale accadimento dei fatti) e quanto poco ce ne sia stato per quella di Gabriele Sandri (tanto per rimanere ai giorni nostri); sin da subito si è preferito, nella storia di Gabriele, spostare subito il dito sui presunti violenti che si ribellavano alla disparità di trattamento tra le due morti come se una valesse meno dell’altra, come se il circo del calcio potesse fermarsi solo per un ispettore e non per un ragazzo che aveva l’unica colpa di transitare di fronte a un pazzo in divisa (uno dei tanti pazzi in divisa). Si è preferito spostare il dito perché cosi faceva comodo, come tanto ha fatto comodo la morte di Raciti, per giustificare il calpestamento dei più elementari diritti sanciti dalla Costituzione, con il decreto Amato prima e con la “fantasiosa” tessera targata Maroni.
L’anno scorso trattammo vari casi di vittime degli abusi “in divisa”, sia di stadio che non, quest’anno attraverso la proiezione di un film documentario del regista Filippo Vendemmiati, “E’ stato morto un ragazzo” (titolo originale: “E‘ stato morto un ragazzo. Federico Aldrovandi che una notte incontrò la polizia”), ricostruiremo la vicenda di Federico Aldrovrandi.