NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











UN ALTRO ANNO DI REPRESSIONE!

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°16

 

Anche questa stagione sta per giungere al termine e, come ogni stagione, merita un bilancio. Se ci riflettiamo, questo titolo potrebbe essere lo stesso da quindici anni a questa parte, a rischio di apparire stucchevoli e monotematici, ma non ci sono altre parole per descrivere quella che è la dura realtà dei fatti. Se negli anni passati la nostra tesi è stata avvalorata dalle esperienze fatte “sul campo”, non da meno si è rivelata la stagione in corso.
Quest’anno, nel riaffacciarci ai campionati professionistici, abbiamo tastato con mano tutti quei provvedimenti sui quali, solo fino all’anno scorso, teorizzavamo, portando avanti la nostra lotta, senza tuttavia viverli sulla nostra pelle, in primis, ovviamente, la tessera del tifoso: abbiamo riscontrato i suoi effetti devastanti, in particolare, prendendo atto dell’impossibilità di recarci in trasferta. Inizialmente abbiamo cercato di presenziare fuori ai settori, a provare in qualche modo a partire e ad entrare, impresa quest’ultima in cui non siamo mai riusciti, a parte L’Aquila in coppa Italia. Tuttavia, il ritrovarsi alla partenza in numeri che potevano benissimo essere racchiusi nel palmo di una mano, altro non ha significato, una domenica dopo l’altra, che rimanere fuori ai settori, con l’unico risultato di essere alla mercè degli sbirri, identificati e chiusi in recinti creati appositamente, in condizioni paragonabili a quelle di deportati.
Altra realtà, con cui ci siamo confrontati nel “padronale” di Piano d’Accio ed entrata a pieno regime, è quella del biglietto nominale, con il quale avevamo avuto sporadiche esperienze negli ultimi anni della C1 e solo in quegli stadi che avevano una certa capienza (Genova, Modena, Monza). I disagi creati da questo ennesimo balzello, avuto in dote da un ventennio fatto d’assurde leggi speciali, sono molteplici, anche se la cosa che più di tutte proprio non riusciamo a digerire è che si sta verificando, come in un film horror, tutto quello che da anni avevamo previsto: la schedatura di massa. Insomma, chi oggi va allo stadio viene schedato e identificato, con buona pace di sacrosanti diritti. Entrare all’interno di un impianto sportivo equivale a guadagnare l’ingresso nel “gate” di un aeroporto! Ed invece di andare ad assistere ad uno spettacolo, perché tale rimane per tanti andare a vedere una partita di pallone, in realtà si “consegna” alle autorità preposte la propria passione, colpevoli esclusivamente di ostinarci a non far spegnere quella fiamma che continua a bruciare dentro di noi.
Per quanto riguarda i nostri cari strumenti di tifo, da vecchi “estimatori” del decreto Amato, vi ricordiamo semplicemente che quest’anno non ci hanno fatto entrare tre striscioni per altrettanti ragazzi scomparsi, ma, del resto, non ci aspettiamo nè buon senso, nè intelligenza da parte di chi non fa altro che alimentare le propria misera esistenza con l’unico intento di distruggere il nostro VIVERE ULTRAS!