26 MARZO 2000
Questo giorno rappresenta semplicemente noi; tutto quello che si è fatto in questa città come movimento Ultras nel bene e nel male parte da quel giorno, dove si tracciò un solco profondo, un solco dove germogliavano fiori di ribellione che non avevano più intenzione di piegare la testa di fronte a niente e nessuno. Da quel momento la coerenza, l’orgoglio e gli ideali verranno prima di tutto. Il 26 Marzo 2000 è patrimonio della cultura della Curva Est; 26 Marzo 2000 non era ieri e non è oggi ma è sempre, ogniqualvolta lottiamo per rimanere noi stessi. Quando il 29 Gennaio 2000 Manari fece il suo esordio contro il Foggia, in una partita amichevole di sabato pomeriggio, mai avremmo immaginato che dalla sacrosanta e meritata contestazione ad un soggetto indegno di indossare la maglia del Teramo, nascesse l’opportunità di scrivere una pagina indelebile della nostra storia Ultras. Se a distanza di venticinque anni siamo qui a parlarne non è per ricordare il soggetto interessato dalla contestazione o chi ne avallò l’acquisto e lo difese, nemmeno coloro (tanti) che all’interno della nostra stessa Curva si resero protagonisti di ignobili voltafaccia in nome di estemporanei risultati, barattando la propria dignità e accettando ciò che non era accettabile. Se siamo ancora qui a parlarne è perché le consapevolezze acquisite in quel periodo hanno tracciato il percorso della nostra storia: la Coerenza è diventata compagna delle nostre scelte e il Teramo 1913 una priorità da non barattare con risultati calcistici positivi e con nessun padrone che li promette. Venticinque anni dopo sappiamo che dobbiamo il “nostro essere” a quei giorni: questa è la ragione per cui siamo qui a parlarne, perché le sofferenze accrescono le consapevolezze, con le consapevolezze gli uomini tracciano il loro percorso e lo fanno proprio attraverso la riflessione. Quello che accadde in quei giorni non fu una scintilla apparsa dal nulla ma lo snodo cruciale di una crescita che, a partire dalla metà degli anni 90, un gruppo di persone che si contavano sulle dita di una mano, poco più che ventenni (qualcuno anche meno) aveva portato avanti, iniziando a riflettere sul fatto che una curva deve sempre fare il proprio dovere, a prescindere da chi va in campo. Nei fatti, pur trattandosi di un numero davvero esiguo di persone, si era iniziato, come mai prima, a seguire il Teramo in casa e in trasferta indipendentemente dai risultati della squadra stessa mettendo al primo posto l’orgoglio per le proprie origini, l’amore per il gruppo i colori e la città… anche al di sopra della squadra stessa. A questo iniziale gruppo di persone nella seconda metà degli anni 90 si unì un nutrito gruppo di giovanissimi: ragazzi che sono cresciuti con quegli stessi valori che mettevano la curva al centro delle loro esistenze, sette giorni su sette. Fu in questo clima di crescita ed entusiasmo che alla fine del gennaio del 2000, a sorpresa, il Teramo Calcio tesserò Manari. Manari è di Giulianova ed è stato per tanti anni la bandiera della squadra del suo paese, ma non era solo questo: lui ogni qualvolta era venuto a giocare contro il Teramo, anche con maglie di altre squadre (Sambenedettese e Reggina) aveva sempre dimostrato la sua giuliesità, con un fare anti-teramano che andava dai gesti alle parole, sia in campo che fuori. Appena un anno prima, quando ancora Manari giocava con il Giulianova, era stato salvato dalla polizia in tribuna al Comunale, durante un derby di Coppa Italia perché saltava ai cori dei suoi tifosi. Noi decidemmo di contestare quella scelta societaria, perché indipendentemente dalle doti tecniche del giocatore ci sono valori che vanno oltre ogni risultato. Tappezzammo la città di volantini: PRIMA L’ORGOGLIO POI LA C1! MANARI VATTENE. La prima partita di Manari con la maglia del Teramo fu un’amichevole contro il Foggia al Comunale sabato 29/01/2000, il campionato riposava. Ci rendemmo subito conto che eravamo soli nella nostra protesta, la gente aveva scelto il giocatore Manari; senza orgoglio e dignità troppi avevano scelto il silenzio per non urtare il padrone (Malavolta), che distribuiva promesse e false certezze. Per molti la promozione in C1 era talmente importante da sopportare di accogliere come eroe e fuoriclasse chi ti disprezzava e ti disprezzerà sempre. L’aspetto veramente triste fu avere la conferma che la maggioranza della tifoseria aveva poco orgoglio, sangue gelido e, soprattutto poco rispetto per chi già da un bel po' di tempo si sbatteva per attaccare uno striscione (con un’anima) in campi anonimi (gli altri preferirono fare striscioni e stendardi nuovi, solo di facciata, senza ideale e sostanza, dietro ai quali al primo play off perso, rimase il NULLA). Presa coscienza di questa situazione decidemmo di non fare più il tifo in casa fino a che Manari avesse vestito la nostra maglia, in trasferta le uniche pezze che ci accompagnavano erano “MANARI VATTENE” e “DIECI SCEMI PRESENTI MAGGIORANZA ASSENTE”, dove “dieci scemi” era la frase con la quale Malavolta ci aveva apostrofati dopo la partita con il Foggia durante un’intervista. La nostra protesta andò avanti ad oltranza, in quei mesi ci rendemmo conto che per noi non era più solo Manari, non era più neanche solo Malavolta, eravamo soli contro tutti, capimmo di essere cosa diversa rispetto al resto della piazza, stavamo creando un nuovo modo di pensare e vedere la curva, impregnato di valori sani e ideali che valevano più di qualsiasi altra cosa. In quel momento non ci si rendeva forse neanche conto di quanto tutto ciò sarebbe stato importante nel nostro futuro, nella nostra storia di Curva, di Ultras e di uomini. Nacque allora COERENZA AD OLTRANZA, nella trasferta a Fiorenzuola del 19/03/2000. Domenica 26 marzo 2000, il Teramo gioca in casa con la Sassari Torres, fin dal mattino ci raduniamo presto, per noi non è una domenica qualunque. Quella contro la Torres è una gara di cartello, il Teramo si gioca un posto nei play-off, i sardi sono primi in classifica. In quella settimana Malavolta si rese conto che senza i “dieci scemi” non c’era tifo, allora “acquistò” qualcuno che fino a quel momento aveva condiviso la nostra protesta o quantomeno non l’aveva avversata, anche perché non aveva i mezzi né la forza per contrastarci; si trattava di vecchi pseudo ultrà riscopertisi salvatori della patria, con il “grano” del padrone. Il 26 marzo 2000 in Curva Est c’è più gente del solito, noi entriamo tutti insieme, mugugni e qualche parola di troppo arrivano dalla parte alta nei nostri confronti. Senza curarci di nessuno arriviamo alla rete, strappiamo il lungo striscione fatto con i soldi del padrone e con le mani di chi leccava il pavimento del padrone, piazziamo COERENZA AD OLTRANZA. Arrivano i primi a lamentarsi e come gli altri troveranno schiaffi e pugni per risposta, perché eravamo ormai stufi di dare spiegazioni a chi non ne meritava. Risultato: 8 diffide ovviamente tutte nostre! Da quei giorni a Teramo non si sono più fatti cori ai giocatori mettendo la maglia davanti a tutto, da quei giorni la militanza Ultras di ognuno è passata attraverso l’essere e il non apparire, il pensare e non il recitare, la differenza fra chi milita e chi no è diventata volutamente evidente e marcata. Da quei giorni nacque il PENSIERO ULTRAS a TERAMO.