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26 MARZO 2000

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DAVIDE LIBERO











Ravenna-Arezzo, limitazioni assurde: lettera legale alla questura

 

FONTE:Sport People

 

Sono passati ormai quasi venti anni dai primi divieti di trasferta, dai biglietti venduti su base territoriale e dall’imposizione della famigerata tessera del tifoso. Misure che hanno giocoforza stravolto la vita dei supporter italiani, rimodulando le loro consuetudini e facendo divenire, spesse volte, l’accesso a uno stadio una vera e propria gincana burocratica, dove balzelli e cavilli finiscono sovente per divenire grotteschi ostacoli. Malgrado nel 2017 sia stato firmato un protocollo in cui tutte le parti in causa si impegnavano, gradualmente, ad abolire la tessera e, di fatto, a favorire il ritorno in trasferta perlopiù senza grandi limitazioni, negli ultimi due anni c’è stato un vistoso cambio di tendenza, con divieti e pesanti limitazioni tornati a farla da padroni. Provvedimenti che quasi sempre vengono imposti senza una spiegazione: la libertà di movimento dei cittadini totalmente calpestata senza che le istituzioni – e l’Osservatorio, che queste misure le “suggerisce” – argomentino, anche laddove non sussistono rivalità o rapporti storicamente tesi.

Il match di alta classifica tra Ravenna e Arezzo – giocato la scorsa domenica e vinto dai toscani, ora primi in solitaria nel Girone B – è uno di questi casi. Le due tifoserie non sono divise da una rivalità e in passato non si sono registrate frizioni, atteso che i due club non si incontravano alla presenza dei propri tifosi dal 1992 (nel 2021, in pieno periodo Covid, giallorossi e amaranto si sfidarono a porte chiuse), dato che già la dice lunga sull’assurdità di imporre restrizioni. Sta di fatto che dapprima la partita viene inserita dall’Osservatorio tra quelle “a rischio” e, successivamente, in sede di GOS, viene stabilito che per l’acquisto dei tagliandi riservati ai tifosi ospiti occorra essere titolari di tessera del tifoso dell’Arezzo. Dal momento in cui, come detto poc’anzi, “sulla carta” non ci sarebbero motivazioni per limitare la vendita e dal momento in cui lo stesso provvedimento non è, come sempre, corredato da una “spiegazione”, una tifosa amaranto e il suo legale hanno pensato bene di scrivere direttamente alle Questure di Arezzo e Ravenna e alla Prefettura della città romagnola per avere maggiori spiegazioni in merito. Probabilmente non produrrà molto, almeno nell’immediato, ma l’unico modo per fronteggiare queste assurdità e farlo sullo stesso piano giuridico, sperando di mettere prima o poi in cortocircuito chi, in nome della legge, disattende la legge stessa.

Nel contenuto della missiva si specifica, per l’appunto, come i rapporti tra le due tifoserie non siano tesi e si chiede dunque perché – malgrado strumenti di controllo esistenti già forti e collaudati – si renda necessario necessario il possesso della tessera del tifoso. La limitata capienza del settore ospiti dello stadio “Benelli” (627 tagliandi a disposizione) può rappresentare l’unica, vera, discriminante il tal senso, dando la sponda a Osservatorio e GOS per emanare restrizioni volte a evitare che i tifosi aretini rimasti sprovvisti di biglietto provino ad acquistare posti nelle zone riservate ai sostenitori romagnoli. Tuttavia dalla risposta della Questura di Ravenna (arrivata soltanto il sabato sera precedente alla partita, quando praticamente non c’era più tempo per eventuali ricorsi o contestazioni) si evincono diverse motivazioni: nella prima si sottolinea come “…la partita Ravenna-Arezzo è caratterizzata da un livello di rischio alto in re ipsa per via della rivalità agonistica legata al fatto che entrambe le squadre sono al vertice della classifica del Girone B di Serie C, con conseguente notevole afflusso di tifosi sia locali che ospiti a supporto delle stesse”. Quindi, tra le righe, si afferma come un normalissimo incontro di vertice, dove ovviamente occorre approntare un servizio d’ordine importante e capace, diventi in realtà l’ennesima occasione per imporre limitazioni discriminatorie e inutili: sarebbe bastato vietare la vendita ai residenti nella provincia di Arezzo in tutti gli altri settori di casa. Non parliamo della Juventus, dell’Inter o del Milan, che possono vantare un seguito proveniente da tutto lo Stivale. La riflessione è: se le due squadre fossero state a centro classifica, dunque, tutti questi profili di rischio sarebbero esistiti? Ai tifosi, forse, conviene sperare che i propri colori non primeggino mai se vogliono andare allo stadio senza troppe restrizioni?

La risposta prosegue poi: “A ciò si aggiunge che la tifoseria del Ravenna risulta gemellata con quella della Lucchese, in forte inimicizia con la squadra dell’Arezzo, e che una parte della tifoseria aretina è gemellata con un gruppo della tifoseria del Venezia, in rivalità con la tifoseria ravennate”. Premesso che sono informati abbastanza bene, ma non benissimo (sic!) – dato che l’amicizia tra alcuni gruppi amaranto e lagunari non esiste più da diverso tempo – è alquanto risibile anche il passaggio sui rapporti tra giallorossi e lucchesi. Verrebbe da dire: “E quindi?”. Imporre la tessera per il settore ospiti cosa c’entra? Peraltro gli ultras dell’Arezzo hanno sottoscritto questo strumento nella loro quasi totalità, rendendo, di fatto, superfluo il tutto ed evidenziando ancor più la gratuità di tale provvedimento, che sembra essere più che altro l’ennesimo modo per scoraggiare il pubblico a frequentare le gradinate, aumentando il livello di difficoltà per il semplice acquisto di un biglietto o per l’organizzazione di una trasferta. L’ennesimo atto di burocratizzazione del tifo misto al proibizionismo più becero, roba di cui organi come l’Osservatorio addirittura si vantano e ne fanno propaganda. Punizioni e restrizioni collettive, anche quando non ci sarebbero i presupposti per colpire comportamenti delittuosi dei singoli.

Resta l’importanza – purtroppo sottaciuta anche all’interno del mondo ultras – di rintuzzare simili attacchi alle varie libertà personali, andando a chiedere spiegazioni, facendo fronte comune e non accettando passivamente ogni scelta e ogni imposizione che proviene dall’alto (spesso e volentieri contrarie a ogni basilare principio costituzionale). Ecco perché, malgrado esempi come questi possano sembrare una inutile goccia nell’oceano, dovrebbero fungere viatico anche per tutte le situazioni simili. Del resto va sempre ricordato che l’oceano è, in fondo, un insieme di gocce e senza le stesse si prosciugherebbe. Come diceva quella frase degli Sham 69 tanto abusata ma forse mai realmente osservata? “If the kids are united then we’ll never be divided”: se i ragazzi sono uniti non saranno mai divisi…

 

 

 

Simone Meloni